La stampa 3D con DFAB in un caso full digital

La stampa 3D con DFAB in un caso full digital

Pubblicato per gentile concessione di Infodent – pubblicato su Infodent Dicembre 2021 – Rubrica Dental Tech.

INTRODUZIONE

La stampa 3D sta rivoluzionando il mondo dell’odontoiatria, ma fino ad oggi soltanto pochi studi odontoiatrici hanno investito nell’acquisto di una stampante 3D. Tuttavia, la recente introduzione di nuovi macchinari desktop e chairside, compatti e semplici da utilizzare, potrebbe cambiare radicalmente le prospettive. In questo numero di DentalTech di dicembre, presentiamo un flusso di lavoro protesico per la riabilitazione su impianti, ottenuta grazie al nuovo macchinario DFAB® di DWS Systems.

CASO CLINICO

Il paziente, che era stato precedentemente trattato attraverso l’inserimento di 2 impianti (BTSafe®, BTK, Povolaro di Dueville, Vicenza) in zona #25 e #26, veniva sottoposto a scansione intraorale diretta (Fig. 1).

Fig. 1. Scansione intraorale. (A) Modelli master ed antagonista in occlusione; (B) visione dei collari mucosi aperti nel modello master; (C) gli scanbodies in posizione sul modello master; (D) I modelli master ed antagonista con gli scanbodies avvitati.

La scansione prevedeva la cattura dell’arcata antagonista, del modello master con i collari mucosi in evidenza (dopo lo svitamento delle viti di guarigione) e del bite; quindi, venivano inseriti ed avvitati gli scanbodies, che venivano a loro volta scanditi. Gli scanbodies venivano catturati nella loro interezza (Fig. 2), e la scansione era inviata all’odontotecnico che modellava in software di CAD (Valletta®, Exocad, Darmstadt, Germania) due corone singole (Fig. 3).

Fig. 2. Particolare del modello master con e senza gli scanbodies implantari.

Fig. 3. Modellazione CAD dei restauri.

Tali corone erano sostenute da due monconi ibridi individuali, costituiti da una porzione modellata in CAD (Fig. 4) da cementare extraoralmente su base di incollaggio in titanio. La modellazione dei monconi individuali e delle corone singole avveniva in CAD (Fig. 5) con la possibilità di impostare diversi spazi cemento, in base al materiale prescelto.

Fig. 4. Particolari relativi ai monconi individuali. (A) Vista della parte transmucosa; (B) vista dei fori vite.

Fig. 5. I monconi individuali e le corone protesiche. (A) Vista dall’alto verso il basso; (B) vista dal basso verso l’alto.

Il tecnico poneva attenzione alla modellazione del tavolato occlusale dei restauri (Fig. 6).

Fig. 6. Particolare della modellazione del tavolato occlusale delle corone protesiche.

I files delle corone e degli abutments erano quindi importati all’interno del Sistema DFAB® chairside. Per le corone si optava per la stampa in materiale ceramico ibrido traslucente, Irix Max® per restauri permanenti, in cartuccia “M” (3-4 elementi) nella versione Photoshade. Irix Max® è un materiale ceramico ibrido per restauri definitivi traslucenti a cementazione adesiva. Unisce ottime caratteristiche estetiche ad un’eccellente resistenza meccanica alla frattura, consentendo riabilitazioni affidabili e ripetibili ed ha un’alta resistenza all’usura in occlusione. Permette la produzione di corone singole e/o su impianto, intarsi e faccette anche dai minimi spessori, restauri fedeli nel dettaglio, grazie alla tecnologia Photoshade e alla foto-riproduzione del dente naturale. È un dispositivo medico marcato CE in classe IIa. Il gradiente adattivo scelto era in questo caso A3.5- A2. Le fasce di colore venivano settate a 6.0 (cervicale) – 2.7 (incisale) mm con cartuccia Photoshade (Fig. 7).

Fig. 7. Screenshot del software di DFAB® Photoshade per il settaggio dei gradienti colore.

Il tempo complessivo di stampa era di 27 minuti. Per gli abutments si optava per Irix Max® monocromatico A3.5 in cartuccia “S” (meccanicamente più adatto se accoppiato con corona in Irix Max) per il quale il tempo di stampa era di 13 minuti. Una volta terminati i due processi di stampa, i blocchetti con le piattaforme appena stampate (Fig. 8) venivano inseriti in apposito shaker di lavaggio, marchiato con bollino verde (per materiali compatibili in Classe IIa), contenente alcool etilico al 95% (Fig. 9).

Fig. 8. Stampa con DFAB®. (A) Corone protesiche; (B) abutments individuali.

Fig. 9. Lavaggio dei restauri in apposito box con alcool etilico. (A) Si inserisce il piattino di stampa all’interno del box; (B) si chiude e si agita il box per poter lavare via i residui di resina dai restauri e dagli abutments.

Lo shaker veniva agitato per un minuto (primo lavaggio) per rimuovere il residuo di materiale sulla superficie dei restauri e degli abutments. Nel caso fosse necessario, l’operazione poteva essere ripetuta una seconda volta con nuovo alcool, al fine di ottenere una pulizia ottimale dei restauri. Si soffiava poi con aria compressa. La rimozione dei supporti era semplice, grazie al sistema di generazione brevettato “Easy Break” di DWS. Infatti, la rimozione a è facilitata nel punto di rottura (si crea una strozzatura tra la testa del supporto e la sfera sopra costruita, che compenetra per metà il manufatto, mentre l’altra metà resta attaccata al supporto) (Fig. 10).

Fig. 10. Rimozione dei supporti. (A) Le corone protesiche con i propri supporti sul piatto di stampa; (B) gli abutments individuali con i propri supporti sul piatto di stampa; (C) rimozione delle corone dai loro supporti; (D) rimozione degli abutments individuali dal piatto di stampa.

Non servono tronchesini o altri strumenti, i supporti sono sottili e si rimuovono facilmente anche solo con le dita. Le corone andavano incontro ad una prima finitura: con l’aiuto di un cutter a ultrasuoni, venivano rimosse le emisfere (residuo dei supporti) sporgenti. Quindi si effettuava un secondo lavaggio con un aerografo con alcool etilico al 95% e aria compressa, per togliere gli ultimi eventuali residui di materiale (liquido o in polvere) dai solchi delle corone. Le corone venivano caratterizzate impiegando supercolori, prima della polimerizzazione in forno DCURE® (Fig. 11).

Fig. 11. Inserimento dei restauri nel forno DCURE®. (A) I restauri e gli abutments vengono inseriti all’interno del fornello DCURE®; (B) una volta polimerizzati i restauri, il fornelletto si apre automaticamente.

I restauri e gli abutments erano inseriti nel dispositivo DCURE® dedicato ai restauri nei materiali Temporis® e della serie Irix®. Il forno stabilizza i materiali con un ciclo ibrido che unisce calore e luce UV di 7 minuti per un indurimento ottimale. Alla fine del ciclo il dispositivo si apriva automaticamente. Per la finitura e glasatura, si impiegava una spazzola rotante con peli di capra per lucidare leggermente i restauri, avendo cura di rilavarli velocemente con alcool etilico al 95% e aria compressa oppure, una volta verificato che le corone fossero ben pulite, si stendeva su di esse, a strati sottili, il glaze Shofu con un pennellino, fino a ricoprirle. Infine, si polimerizzava con lampada polimerizzatrice. I restauri erano pronti per essere consegnati al paziente (Fig. 12).

Fig. 12. I restauri sono pronti per la consegna. (A,B) Le corone glasate; (C) corone e abutments; (D) Consegna dei restauri definitivi.